DOVE SI PARLA DI...

cucina, gatti, casa, e mille altre cose...ricette (dolci e un po' di salato), ma anche di gatti, libri, natura e tanto altro.


martedì 10 novembre 2015

Una vacanza in Germania

Io e il Top abbiamo fatto pochissimi viaggi. Un po' per l'eterno problema dei soldi, un po' perché in fondo ci piace molto starcene nella nostra casina, un po' per il problema dei gatti...
Insomma, non andiamo quasi mai da nessuna parte. L'altr'anno, per i miei cinquant'anni (arghhhh!) le mie amiche (le cito e le ringrazio, così le faccio contente, in ordine alfabetico così non si offende nessuno: Cristina, Monica, Patrizia e Raffaella) mi hanno regalato una Smart box: due notti in un hotel a scelta in tutta Europa. Dal momento che, per le ragioni elencate sopra, non desideravamo stare via a lungo e quindi le mete troppo lontane erano escluse, abbiamo optato per la Germania del sud. Dimenticavo di dire che i pochissimi viaggi che avevamo fatto in passato erano stati in... Germania. Che fantasia, eh? In effetti ci era piaciuta molto, per mille motivi: lo stupendo paesaggio collinare, molto verde e boscoso, le piccole città medievali con le case a graticcio, la pulizia, il cibo...
Eh, sì, anche il cibo: si potrebbe credere che in Germania la vita per chi non mangia carne sia dura (la patria del würstel!), e invece c'è moltissima scelta. Certo, questa volta temevamo un po', avendo eliminato dalla nostra dieta anche uova e latticini, e invece non abbiamo (quasi) mai avuto difficoltà a trovare qualcosa per noi. Incredibile ma vero, uno dei posti dove più facilmente abbiamo trovato cibi vegani sono stati gli autogrill! In Germania l'autostrada è gratuita, per cui se vedevamo che c'era un'area di servizio nelle vicinanze, vi entravamo apposta per andare a mangiare. Qui trovavamo sempre un banco con ciotole di insalate, non le semplici verdure crude che ci sono qui (e neanche sempre), ma delle sfiziosissime insalatine miste, molto particolari. Prossimamente vi darò un paio di ricette, promesso. Ma ora lasciamo parlare le immagini. Cominciamo con l'hotel dove abbiamo alloggiato, lo "Schwarzes Lamme" (agnello nero) a un paio di chilometri da Rothenburg ob der Tauber:

 
 
La colazione sarebbe stata ricchissima, ma noi purtroppo ci dovevamo accontentare di pane e marmellata. Rothenburg è uno dei villaggi più belli e caratteristici della zona, e ovviamente uno dei più turistici.
 
 
 
 
 
 
Quello della foto sopra era un posto particolarissimo: ci si poteva mangiare e bere come un normale locale ma tutto l'arredamento era costituito da pezzi diversi uno dall'altro e credo che tutto fosse in vendita. Avevano anche molta oggettistica carina. Del tipo: mi siedo, mangio e poi mi compro la sedia e il tavolo su cui ho pranzato!
 
 
I negozi di Kathe Wohlfahrt sono molto famosi: qui si vendono esclusivamente oggetti natalizi. E la particolarità è che sono aperti tutto l'anno. Entrando in questi negozi (ce ne sono sette in Germania, uno in Francia, uno in Belgio e addirittura uno in America) ci si ritrova immersi nell'atmosfera natalizia e viene voglia di comprare qualsiasi decorazione. Nella foto, il simpatico pulmino pubblicitario.
 
 
 
Due sono  i motivi che mi hanno spinta a fare questa foto: la statua dell'asinello che mi era molto simpatica (e in Germania ci sono moltissime statue particolari) e quello che si vede alle sue spalle. Comincia il viaggio in mezzo alla natura
 
 
 
Queste piccole costruzioni credo che siano delle casette per le anatre (lì sotto c'è un laghetto). Abbiamo visto molte piccole capannine vicino ai boschi: mi auguro che fossero per osservare gli animali selvatici e non postazioni di caccia!
 
 
Un cimitero ebraico messo lì, in mezzo al verde. Non si può davvero dire che non sia un posto tranquillo per l'eterno riposo...
 
 
 Lungo questo fiume (di cui non ricordo il nome) si poteva fare una gita in canoa. Mi sarebbe piaciuto ma avevamo altri programmi e quindi abbiamo rinunciato. E, a dire il vero, avrei avuto un po' paura.
Le foto che seguono sono di Mosbach.
 
 
 
 
 
Quando eravamo andati in Germania le altre volte (una decina di anni fa), avevamo beccato un tempo infamissimo. Pur essendo inizio giugno aveva piovuto tutto il tempo e in montagna aveva addirittura nevicato (tant'è vero che al ritorno avevamo dovuto fare un giro infinito per via dei passi chiusi). Stavolta, sempre a inizio giugno, un caldo infernale! Credo che da quelle parti non abbiano mai visto temperature simili, e mai più le vedranno. Rinfrescarsi un po' a ogni fontana era necessario per la sopravvivenza...
 
 
Qui sotto il magnifico castello di Heidelberg.
 
 
A Heidelberg abbiamo fatto un giro veloce perché, nonostante sia una bellissima città piena di cose interessanti, era, per i nostri gusti, troppo caotica. Ci siamo andati solo per provare un locale vegano che avevo trovato tramite internet, che poi è stato un po' deludente. Ma il dover girare un sacco di tempo per trovare parcheggio e la fiumana di gente che percorreva tutte le vie del centro, ci hanno fatto passare la voglia di passarvi più tempo.
Nonostante ogni angolo della Germania meritasse una foto, alla fine della vacanza, quando abbiamo riguardato quelle poche fatte, mi è parso che non rendessero giustizia. I posti visti dal vero ci sembravano sempre "più belli".
Essendoci una natura molto selvaggia (non so se avete notato nelle foto la quantità di boschi), capita anche spesso di fare incontri molto particolari...
 
 
Benché dalle nostre parti ci siano molte volpi, è rarissimo vederle in pieno giorno. Questa era in mezzo a un campo, tranquillissima. Almeno fino a quando sono arrivata io con la mia macchina fotografica!
C'era una quantità esagerata di falchi e in un paese abbiamo visto dei piccoli di cicogna (piccoli, si fa per dire...)
 
 
 
Dal tetto di fronte la mamma (o il papà?) ci teneva d'occhio.
 
 
E naturalmente ho dovuto accarezzare ogni gatto incontrato! Ed erano uno più tenero dell'altro. E mi ha fatto riflettere sul fatto che qui da noi è ormai rarissimo vedere gatti in giro, persino nei paesi.
 



 
Se qualcuno si sbrigasse a inventare il teletrasporto, io un giretto da quelle parti me lo farei più spesso. Così, giusto dal mattino alla sera. Orsù, inventori, datevi da fare!





lunedì 5 ottobre 2015

Gennarino

Volevo postare una bella ricetta di un dolce vegano che è venuto particolarmente bene, ma me lo sono pappato dimenticando di fare le foto e così mi toccherà rifarlo per poterlo fotografare... E ripapparlo!
Così nel frattempo vi racconto di una bella esperienza che abbiamo vissuto circa un anno fa, nella speranza che possa anche essere di aiuto a chi si dovesse trovare nella stessa situazione: la cura di una piccola gazza.
Era l'inizio di luglio e un giorno, andando ad aprire il cancello, ho visto i gatti sulla stradina che porta alla mia casetta, molto interessati a qualcosa che non riuscivo a vedere. Mi sono avvicinata e ho scoperto questo piccolo di gazza (la giusta definizione, scopro poi, è pullo) che si dibatteva e cercava di fuggire dalle grinfie dei predatori. Quando ho cercato di prenderlo si è tuffato in mezzo alla siepe e così ho faticato non poco ad acchiapparlo, anche perché, sinceramente, temevo che mi beccasse.
Appena l'ho catturato il mio primo pensiero è stato: "E mò, che me ne faccio?"
Anche perché le pochissime esperienze che avevamo avuto in passato con dei volatili non erano andate a buon fine. Ma adesso, naturalmente, esiste internet! E quindi la possibilità di cercare immediatamente qualsiasi informazione: cosa, e soprattutto come, mangiano; dove tenerli, quando liberarli...
La difficoltà più grossa è naturalmente dar loro da mangiare: ci sono diverse modalità e ogni razza usa la sua. Ho scoperto ad esempio che i colombacci prendono la pappa dal becco dei genitori, l'ho imparato perché abbiamo avuto anche questa esperienza, ma questa è un'altra storia...
Torniamo alla gazza: c'è un video dove si vede molto bene il sistema di imboccarle (anzi, imbEccarle), perché questo uccello va invece nutrito così. Si prepara questo pastone, io l'ho fatto con le scatolette dei gatti mescolate a un prodotto apposito che vendono per uccelli frugivori (tipo merli e maine) e se ne prende un po' sulla punta del mignolo. La gazza dovrebbe imparare in breve ad aprire il becco e gli si infila il dito nel gozzo, abbastanza in profondità. Sembra una cosa terrificante, detta così. In realtà se non si mette la pappa in profondità, il piccolo non riesce a deglutire e può soffocare. Comunque sia, nel giro di un paio di giorni siamo diventati bravissimi in questa pratica anche perché Gennarino (il nome che gli abbiamo dato, ispirato al corvo della maga Amelia, nemica giurata di zio Paperone) era molto collaborativo e affamato. Eccolo mentre chiede cibo:



In questa foto è con noi da pochi giorni, potete vedere le ali pochissimo sviluppate, la coda è appena un cosino di un paio di centimetri.
All'inizio l'abbiamo tenuto dentro una grossa gabbia che abbiamo, ma ci dispiaceva che non si potesse muovere molto e così l'abbiamo collocato dentro la casetta di legno (che è perfetta perché ha le finestre quindi c'è luce, si poteva muovere ma non uscire). Andavamo spessissimo e lui era ogni volta contentissimo di vederci, naturalmente per il cibo, ma a noi piaceva pensare che fosse per amicizia.
Qui una visuale laterale, dove si possono vedere i magnifici colori delle ali e la corta coda.

 
 
Nella casetta aveva la possibilità di svolazzare un po', anche se naturalmente non era in grado di fare veri e propri voli, ma almeno irrobustiva le ali.
Avevo letto che i piccoli di gazza lasciano il nido dopo circa tre settimane, ma noi non sapevamo quando Gennarino si sarebbe sentito pronto. E se l'avessimo liberato troppo presto e lui (o lei, il sesso nelle gazze non si capisce e quindi è rimasto un mistero) non fosse riuscito a volare? Allora abbiamo studiato un sistema: lasciando la porta aperta, abbiamo appoggiato un'asse che lasciasse libera un'apertura in alto, abbastanza perché ci si potesse appollaiare e non troppo bassa che ci potessero arrivare i gatti. Dopo un paio di giorni (e qualche aiutino da parte nostra) Gennarino ha cominciato a passare molte ore del giorno sull'asse, a guardare il mondo esterno. Noi andavamo molto spesso a controllarlo e quando non lo vedevamo sull'asse pensavamo subito che fosse partito, ma invece lo trovavamo dentro, ancora un po' spaventato dal vasto mondo. Poi, un giorno, finalmente, non lo vediamo più! Abbiamo cominciato a guardare sulle piante intorno e a chiamare (di solito rispondeva al richiamo con il verso tipico delle gazze, una sorta di cia-ciak!) ma non riuscivamo a vederlo. Dopo un po' l'abbiamo visto, molto spaventato, sul ramo della pianta sopra la casetta, ha cominciato a rispondere ai richiami ma non aveva il coraggio di avvicinarsi. Il Top ha passato un bel po' di tempo sopra il tetto della casetta, facendogli vedere la pappa, perché avevamo letto che comunque i genitori li nutrono ancora qualche giorno dopo che hanno lasciato il nido. Alla fine, dai e dai, si è avvicinato e ha mangiato e poi pian piano si è rilassato. I giorni seguenti ha cominciato a svolazzare tra i rami e appena ci vedeva ci volava addosso per farsi nutrire, approfittando della situazione: come si suol dire, voleva trovare la pappa pronta. Qui è sulla mia mano, notare la lunghezza della coda:
 
 

Per circa tre settimane è stato in zona, chiamandoci quando non ci vedeva e scendendo subito appena uscivamo. Una sera addirittura è venuto vicino alla finestra e ci guardava da fuori cercando di entrare attraverso il vetro! Mi dispiaceva che soffrisse di solitudine, avevamo letto che il rischio per le gazze allevate dall'uomo è che poi non socializzano con i loro simili... almeno fino all'accoppiamento.
Qui è su un ramo, in tutto il suo splendore:



All'improvviso, ma proprio da un giorno all'altro, ha smesso di avvicinarsi, prima a me, qualche giorno dopo al Top. Dopo aver passato tre settimane con la testa per aria ogni volta che uscivamo, in attesa del cia-ciak e del frullio d'ali che lo accompagnava, abbiamo dovuto accettare il fatto che Gennarino ha deciso di diventare un uccello selvatico. Per qualche giorno è stato ancora in zona, rispondendo col suo verso al nostro richiamo, poi è sparito. Non abbiamo idea se sia rimasto qui o se se ne sia andato. Ci è dispiaciuto molto (il Top ogni tanto lo chiama ancora adesso!) ma almeno sappiamo che è stata una sua scelta e l'importante è che sia felice!

sabato 26 settembre 2015

Psyco (il gatto, non il film)

Oggi vi racconto la storia di Psyco.



Psyco arriva nientepopòdimenoche da Lampedusa! Quest'estate mia nipote vi si è recata in ferie. Il 12 agosto mi arriva un messaggio preoccupante: "Ho trovato un souvenir per te", con allegata foto di un gattino. Io ho pensato naturalmente a una battuta (ah ah ah ah) e invece... In una piovosissima giornata (peraltro rarissime a Lampedusa) ha sentito uno straziante miagolio in una stradina e ha trovato questo microgatto bagnato fradicio. Poteva lasciarlo lì? Certo che no, tanto poi ci pensa la zia Lidia. E così il fortunato vincitore del premio "Turista per sempre" 2015, il 16 agosto si fa un viaggetto in aereo per atterrare nelle umide e zanzarose lande alessandrine.
In realtà la nipote, che nel frattempo si era già affezionata alla bestiola, aveva deciso di tenerlo ma i suoi due gatti non l'hanno presa molto bene. Naturalmente io, per esperienza, sapevo che ci sarebbe voluto ben più che qualche giorno perché si abituassero, ma cuore di mamma non ha retto al disagio e così, come previsto, la nostra famiglia si è allargata.
Ovviamente anche i miei gatti non l'hanno presa benissimo, ma per fortuna, siccome era arrivata da poco la Luli, tutto sommato l'hanno "digerito" un po' più in fretta. Pensavo che tra tutti la Luli, che era arrivata da pochissimo, sarebbe stata la più disponibile, invece i primi giorni sono stati problematici.
Per fortuna è bastato poco perché si rendesse conto che quel cosino sarebbe stato un valido compagno di giochi e ora vanno d'accordissimo.
Vi chiederete perché quel nome. Ebbene: i primi giorni era davvero un po' schizzatino, aggrediva dando morsi molto nervosi, proprio da psicopatico. Per fortuna quel brutto vizio gli è passato, ora è tenerissimo e dolcissimo. Ma miagola tantissimo, in modo lagnoso, e quindi ci sembrava che questo nome che gli avevamo affibbiato i primi giorni fosse ancora piuttosto calzante.

 
 
 
Qui in uno dei primi "incontri ravvicinati" con Strudel
 
 
 
E qui dopo una sessione di gioco con la Luli, un po' di nannina.
 
 
 
E comunque, tutto il post è stato scritto con lui in braccio mentre ciuccia la mia maglietta. Non vi dico di notte, praticamente potrei partecipare al concorso "miss maglietta bagnata"!



martedì 22 settembre 2015

Pancakes vegan



Da un paio di anni io e il Top siamo diventati vegani. Dopo ventitré anni da vegetariani era arrivato il momento di fare il gran passo. Pensavo di fare un post dove spiegare i perché e i percome, ma alla fine mi sembra inutile, vi basti sapere che l'abbiamo fatto per motivi etici. Se invece a qualcuno interessa approfondire, mi può contattare in privato e sarò ben lieta di dilungarmi in spiegazioni.
Devo dire che io nel mio piccolo non ho mai incontrato nessuno che si scagliasse contro le nostre scelte, anche se quasi sempre dobbiamo replicare a una gran serie di obiezioni. Quasi tutti per esempio ci dicono che "però un po' di carne serve". Mettiamola così: provate a prendere una piantina e mettetela in una stanza al buio e non annaffiatela mai: potete essere ben sicuri che nel giro di poco tempo la piantina morirà, non può sopravvivere perché per lei acqua e luce sono essenziali. Esistono milioni di vegani al mondo e, udite udite, mai nessuno è morto a causa di ciò, anzi. I miei esami del sangue sono perfetti e così quelli del Top e non abbiamo grossi problemi di salute. Direi che possiamo quindi affermare che la carne e i derivati animali non sono essenziali per l'uomo, altrimenti non saremmo più al mondo o saremmo molto deperiti.
Mi sono accorta però che in rete, ovunque ci sia una discussione di vegani, c'è sempre qualcuno pronto a insultare pesantemente, forse perché è più facile farlo protetti dall'anonimato. Sono rimasta sconvolta, mioddio quanto odio!! Io sono sempre stata per il "vivi e lascia vivere" (in tutti i sensi, eh eh eh) e vedere tutto questo astio mi ha davvero lasciata basita.
E comunque non molto tempo fa ho visto il video di una vlogger (sapete cos'è? Io no, fino a quel momento: praticamente una che tiene un blog... video anziché scritto!) che si lamentava di non poterne più dei continui insulti che riceve tramite messaggi dove le contestavano tutto, dall'accento, al naso grosso, alla bruttezza del suo fidanzato (!). Insomma, mi dispiace davvero pensare che per ogni cosa che uno fa c'è sempre qualcuno pronto a criticare e insultare. E che cavolo, come diceva questa ragazza, tra l'altro anche simpatica, se non ti piace quello che faccio passa oltre, non sei mica obbligato a guardare/leggere!
Insomma, vorrei solo dire che ci vuole un po' più di tolleranza, accettiamo chi è diverso da noi.
Vabbè, dopo questa introduzione alla Madre Teresa di Calcutta, passiamo alla ricetta.
Premetto che ci sono milioni di ricette in giro, nessuna che mi desse soddisfazione. Non ho tentato di fare i pancake simili a quelli americani (che peraltro non ho mai mangiato) e non sono propriamente la cosa più salutista del mondo. Ma sono buoni? Sìììììì.

Ingredienti per 8 pancakes:
70 gr di farina
70 gr di fecola
120 gr latte di cocco (non quello nella lattina, che è quasi panna, ma nelle confezioni tipo quelle del latte)
2 cucchiaini di lievito per dolci
scorza grattugiata di mezzo limone (o più, a seconda del proprio gusto)
4 cucchiai di zucchero
olio di semi di arachide

Si mescolano semplicemente tutti gli ingredienti fino a ottenere una pastella abbastanza densa (un po' più densa di quella delle crepes).
In una padella larga almeno 35 cm fare scaldare cinque o sei cucchiai di olio. Solitamente si usa meno olio, ma in questo modo vengono più buoni, considerando che comunque non ci sono grassi nell'impasto non saranno troppo unti.
Fate scendere direttamente dalla ciotola l'impasto nella padella, quando l'olio è bello caldo: si solidificherà quasi subito e smettete di versare quando otterrete una frittella di circa 10 cm di diametro. Ne potete fare quattro contemporaneamente. Appena i pancakes  cominceranno a fare le bolle, girateli con una palettina e fate cuocere qualche minuto anche sull'altro lato. Metteteli sul piatto (se volete potete passarli prima su un pezzo di carta da cucina) e irrorateli con sciroppo d'acero. Si possono mangiare anche con altre cose, tipo marmellata o nutella o miele, ma lo sciroppo d'acero è proprio la morte sua!
Il bello di questa cottura è che vengono morbidi dentro, belli gonfietti, e croccantini all'esterno. Una goduria, vi posso veramente dire che non rimpiango per niente quelli che facevo prima (non vegan).

sabato 19 settembre 2015

La Luli

Come promesso, eccomi qui a raccontarvi come sono arrivati gli ultimi due membri della famiglia gattesca. Cominciamo dalla Luli.
Quando questa primavera è venuta a mancare la Susanita, ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto prendere un altro gatto. Ma il pensiero che sarebbe ricominciata tutta la sceneggiata da parte del Principe Ereditario (Zigulì, alias il "gatto schifosamente viziato") ci ha fatto desistere: meglio lasciar perdere. Destino vuole che un giorno il Top fosse in città (in un orario inusuale e in una zona insolita) e vedesse una robina pelosa in un angolo, molto spaventata. Naturalmente ha subito cercato di avvicinarla e quella è scappata di corsa, slanciandosi in mezzo alla strada ed evitando per un pelo di essere investita. Poteva lasciarla in mezzo alla strada? Certamente no! Così, non senza fatica, riesce ad acchiapparla e... mi arriva una telefonata: "Ho trovato un gatto".
Domanda: può un gatto entrare a casa nostra e non rimanerci per sempre?
Risposta: ovviamente no!
Il grosso problema era che la Luli era veramente spaventatissima, non ci era mai capitato nessun gatto così, specialmente così giovane (aveva circa tre mesi). Così per la prima settimana abbiamo preferito tenerla chiusa nello stanzino perché temevamo che se l'avessimo fatta uscire non saremmo più riusciti a prenderla. Abbiamo messo una gabbia (lasciata aperta) dove lei si sentiva tranquilla, e pian piano siamo riusciti ad accarezzarla. Eccola i primi giorni:


Dopo circa una settimana abbiamo cominciato a lasciare la porta dello stanzino aperta e lei, dopo un paio di giorni (!) ha cominciato timidamente a mettere fuori il naso e a perlustrare la camera da letto e il bagno. Qui ha scoperto il davanzale della finestra ed è stata lì sopra praticamente per una settimana. Stranamente vi si sentiva a suo agio e si faceva avvicinare e accarezzare, cosa impensabile altrove. Eccola bella sciallata sul davanzale:



Pian piano ha cominciato ad avventurarsi fino al salone (percorrendo il pericolosissimo corridoio!!) e dopo circa tre settimane dal suo arrivo è finalmente arrivata alla porta d'ingresso. La nostra paura a questo punto era che, ritrovandosi all'aperto, non si facesse più prendere. Ma d'altra parte prima o poi avremmo dovuto rischiare ed era quel periodo in cui c'erano circa 80 gradi, almeno mattina e sera dovevo aprire un po'! Quando alla fine è uscita, saltando completamente tutta la fase di perlustrazione comune a tutti i gatti che abbiamo avuto finora, è sparita infrattandosi chissà dove e non si è più vista. Dovevamo andare a dormire e lei ancora non era rientrata, che si fa? Non aveva ancora visto lo sportellino, sarebbe rimasta chiusa fuori. Così abbiamo dormito con la porta aperta, nella speranza che rientrasse. E infatti, dopo qualche ora, quatta quatta è rientrata. Con molte difficoltà siamo riusciti a farle vedere che c'è uno sportellino e, fissando il basculante in modo che restasse aperto, ha finalmente cominciato a usarlo. Così almeno abbiamo potuto chiudere la porta!
A distanza di quasi tre mesi la situazione è questa: la Luli soffre probabilmente di un disturbo dissociativo dell'identità, ovvero è una personalità multipla! Vi spiego: in alcune situazioni, ad esempio sul letto e ora pian piano si sta estendendo anche al divano e le sedie, o mentre do da mangiare, è una micia affettuosissima che si fa accarezzare e pastrugnare per bene. Se invece è a terra (non parliamo proprio di quando è fuori casa) è inavvicinabile, scappa come se fosse arrivata il giorno prima. Per cui noi diciamo che ha due personalità, è la Lula quando è tenera, e la Luli quando è paurosa.
Non so se arriverà mai a fidarsi di noi completamente, temo che ci vorrà mooolto tempo. Comunque lei è sicuramente felice e questo è l'importante. Come diciamo noi (a tutti i nostri gatti naturalmente) ha vinto il "turista per sempre".
Ah, dimenticavo: alla fine abbiamo chiuso il basculante dello sportellino perché cominciava a fare freddo e, pur avendo tolto le calamite lei ora non lo usa più perché la spaventa! Ha però distrutto la zanzariera della finestra del bagno e così passa da lì. La notte, quando chiudiamo la finestra, lei non esce. Sarà dura...
Eccola in un momento di "svago":


Ed eccola com'è adesso (notare la coda da procione)




lunedì 14 settembre 2015

Novità sulla famiglia

Come promesso eccomi qui a raccontarvi le novità degli ultimi due anni (!).
Innanzitutto da vegetariani che eravamo, siamo diventati vegani. Quindi le prossime ricette che posterò saranno totalmente "cruelty free"! Avevo letto di molte persone che diventando vegane avevano perso peso e speravo fosse il mio caso: ebbene, una cippa! Non solo. Vuoi perché ora mi tocca sperimentare un sacco di dolci, che sono i più difficili da arrangiare in versione vegan, vuoi per il fatto che ci ha messo lo zampino la menopausa (aaargh!!), insomma, ho preso un bel po' di chiletti!! Quando mi chiedono: "Ma cosa mangiate allora?" mi viene da ridere! Vi sembro una che mangia solo due foglie di insalata?
La famiglia si è modificata nel seguente modo: Susanita (che potete vedere qui) ci ha purtroppo lasciati pochi mesi fa, per la solita maledetta malattia ai reni. Aveva sedici anni e ha fatto una splendida vita!
Strudel e Tabasco (che potete vedere qui e qui) sono diventati due bei micioni. Strudel che sembrava il più agitato dei due (ancora piccolissimo aveva imparato a usare lo sportellino ed entrava e usciva in continuazione) è il più casalingo, è sempre a portata di voce e non si allontana mai. Tabasco invece, che ci aveva messo almeno due mesi a prendere il coraggio di uscire e sembrava paurosissimo, adesso è diventato uccel di bosco (ehm, forse più gat di bosco) e si fa vedere di rado, riempie la panza e se ne va.
Lemony si è quasi trasferito dai vicini, ritenendo la nostra casa troppo caotica per i suoi gusti, a causa di quello che leggerete nelle prossime righe. Arriva solo col brutto tempo.
Zigulì è sempre il re incontrastato: viziato in modo schifoso è oltremodo infastidito da tutte le novità. Quindi figuratevi come ha patito l'arrivo degli ultimi due membri della famiglia!
Eh, sì, perché ne sono arrivati ben due! Avevamo deciso di non prendere altri gatti perché, appunto, per Zigulì è sempre un trauma, e poi comunque sono un bell'impegno, soprattutto economicamente. E invece il destino ha voluto che, a distanza di un mese uno dall'altro, ne arrivassero ben due!
Ecco la Luli (quella più grande) e Psyco!


Di loro vi parlerò nei prossimi post.
E poi c'è Chupito, ve lo ricordate? Ne avevo parlato qui e qui. Anche per lui ci sarà un post dedicato. I lavori alla casa erano praticamente finiti, vi mostrerò le piccole modifiche.
E poi c'è stata la passione (iniziata e già quasi finita) per il "perlinaggio" ossia i bijoux fatti in tessitura di perline.
E i due romanzi che ho scritto e che spero vedranno presto la luce.
Insomma, un sacco di verdura al fuoco (già, perché qui la carne non ci mette proprio piede!).
E come dice sempre il Top alla fine dei post che scrive sui forum di modellismo: Stay tuned, folks!

domenica 13 settembre 2015

Rieccomi!!

Mamma mia! Sembra impossibile che siano passati quasi due anni dal mio ultimo post. Perché ho smesso di scrivere? Beh, un po' la pigrizia, ammettiamolo. Un po' l'idea che a nessuno importasse niente di ciò che scrivevo, in fondo se volessi scrivere solo per me lo farei su un diario personale. Ma poi è capitato che alcune persone mi abbiano contattato diversamente e mi abbiano detto che era un peccato non leggermi più. E così il mio ego è stato doverosamente nutrito e ho pensato che anche se ci fosse una sola persona che legge i miei post... beh, ne varrebbe comunque la pena.
Paradossalmente poi è stata una situazione di difficoltà a farmi tornare la voglia di recuperare il blog: la famigerata legge sulla privacy e i cookies. Non so quanto ne sapete, ma da giugno è diventata obbligatoria quella fastidiosissima scritta che compare ora su ogni sito su cui navighiamo. Scoprendo che sul mio non compariva sono andata nel panico e ho rotto le balle a mezzo mondo!
Devo quindi ringraziare: Artic Swan e Mariagrazia che si sono informate per me e mi hanno dato consigli.
Giulia del sito Alterkitchen che mi ha permesso di copiare paro paro la sua informativa sulla "Cookie policy".
E soprattutto Ma e Si del blog Quelli del cucuzzolo che alla fine mi hanno pazientemente aiutata a risolvere il problema.
Dopo la ristrutturazione della casa ho deciso di rinnovare anche il blog, dandogli un aspetto un po' più semplice e chiaro. Cosa ne pensate? Pian piano aggiungerò delle novità, ad esempio il tasto per "pinnare" le foto (bruttissima parola vero? Ok, diciamo per mettere le foto su Pinterest).
Quello di oggi è solo un post di saluto, prossimamente vi informerò su tutte le novità. E in due anni ce ne sono state davvero tante.